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Roy Lewis

    Dieser Autor ist vor allem für seinen satirischen Roman aus dem Jahr 1960 bekannt, der auf humorvolle Weise die Anfänge der Menschheit und familiäre Dynamiken erforscht. Seine Werke zeichnen sich oft durch eine witzige und provokante Sicht auf Geschichte und Gesellschaft aus. Neben Belletristik widmete er sich auch dem Journalismus und veröffentlichte zahlreiche Sachtexte. Spätere fiktionale Werke des Autors bieten kühne Neuinterpretationen des viktorianischen Zeitalters, die zum Nachdenken anregen.

    Roy Lewis
    Der Affe fällt nicht weit vom Stamm
    Erben sterben schnell
    Mörder vom Bau
    Edward
    Nichts als Füchse.
    Edward
    • 3,8(1558)Abgeben

      Was haben wir Edward nicht alles zu verdanken! Er hat das Feuer vom Berg geholt, den Flintstein perfektioniert, den Speer und Pfeilbogen erfunden und das Gesicht der Welt verändert. Mit seiner Sippe entsteht das Menschengeschlecht. Sie entdeckt das Handwerk, die Kochkunst, die Malerei, die Religion, die Liebe und den Swing und kämpft einen heroischen, komischen und noch durchaus unentschiedenen Kampf gegen die Tücken der Evolution. Fachleute haben den Text als fundierteste Einführung in die Anfänge der Menschheit gelobt. In Italien stand er monatelang auf Platz 1 der Bestsellerlisten, in England, Frankreich und den USA ist er in zahlreichen Auflagen und Ausgaben erschienen. Nun kann niemand mehr behaupten, unsere Vorzeit sei grau gewesen.

      Edward
    • Edward

      Roman aus dem Pleistozän. Die Kleine Reihe

      Edward
    • «E se le cose fossero andate in un altro modo? Se in un momento cruciale avessero preso un corso diverso?». Domande che qualsiasi persona ragionevole si pone ogni volta che tocca quella strana, impalpabile materia che si chiama Storia. Roy Lewis l’ha affrontata in questo romanzo con la stessa sottile verve, con la stessa illuminante disinvoltura con cui aveva trattato la preistoria in Il più grande uomo scimmia del Pleistocene , anche qui usando il gioco per dare evidenza e plasticità a pensieri che vanno lontano. Così ha voluto seguire una vena del possibile, immettendo, per così dire, in un supercomputer «la vittoria del socialismo, anziché quella del capitalismo, nella rivoluzione che travolse l’Europa del 1848». Dopo lunga elaborazione, il computer ha prodotto questo teorema in forma di romanzo. Osserviamo i fatti: anzitutto la regina Vittoria non regna per più di mezzo secolo, bensì deve abdicare nel 1849 davanti alla rivolta dei cartisti (i socialisti inglesi). Ma che avviene dopo? Si stabilisce un regime socialista (ma senza abolire la monarchia, perché siamo pur sempre in Inghilterra). Di un socialismo relativamente mite e bucolico, preoccupato soprattutto di garantire il lavoro a tutti e di mantenere l’uguaglianza. Il risultato è un lento disastro. Soprattutto perché socialismo e tecnologia non vanno insieme. La tecnologia, che è la vera rivoluzione, scompagina continuamente i rapporti sociali – e questo i bravi e un po’ tonti socialisti non riescono a sopportarlo. Si preparano così le basi per una rivoluzione che abbatta il sistema. Ma che accadrà se complice di questa rivoluzione diventa «l’ultimo re socialista»? Ce lo racconterà lui stesso, e non sarà facile dimenticare il personaggio di questo gentile, amabile sovrano, che avrebbe senz’altro preferito insegnare matematica in qualche oscura università, e si ritrova invece, spinto dalla forza delle cose, a guidare una controrivoluzione per rovesciare il proprio regime – quindi per esautorare se stesso. La vera storia dell’ultimo re socialista è apparso in Inghilterra nel 1990.

      La vera storia dell'ultimo re socialista