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Tommaso Landolfi

    9. August 1908 – 8. Juli 1979

    Tommaso Landolfi war ein italienischer Autor, dessen groteske Erzählungen und Romane die Grenzen zwischen spekulativer Fiktion, Science-Fiction und Realismus verwischen. Seine Werke nehmen eine einzigartige und unorthodoxe Position unter den italienischen Schriftstellern ein, gekennzeichnet durch eine ungewöhnliche Vorstellungskraft und eine Erkundung des Unheimlichen. Landolfis Stil zeichnet sich durch seine dunkle Ironie und ein tiefes Interesse an den Absurditäten der menschlichen Existenz aus. Seine einzigartige literarische Stimme findet Anklang bei Lesern, die kühne und unkonventionelle Erzählungen schätzen.

    Tommaso Landolfi
    Herbsterzählung
    Mailand gibt es nicht
    Erzählungen
    Der Mondstein
    Cancroregina
    Rien va
    • 1999

      «Rien va» ist der zweite Band der Tagebücher Landolfis nach «LA BIERE DU PECHEUR». Die Niederschrift dieses über zwei Jahre geführten Tagebuchs scheint ausgelöst durch den Schock, den die Geburt seiner Tochter in dem fast Fünfzigjährigen auslöste. Der kleine Körper der Neugeborenen erinnert ihn an den schrecklichen kleinen Körper seiner gerade verstorbenen Tante. Vor beiden verspürte er Angst: «Um mich zitterte ich, denn innerhalb kurzer Zeit werde ich denselben Weg zu gehen gezwungen sein, und ich bin darauf in keiner Weise vorbereitet.» Leben und Tod werden, wie im sprachspielerischen (grammatikalisch bewußt falsch gewählten) Titel, miteinander verschränkt. Rien va setzt der spielbesessene Autor gegen den Schicksalssatz des Croupiers, den er im Casino von San Remo sein Leben lang hörte. Die Landolfischen Themen, Todesbesessenheit und Spielleidenschaft, Liebesunfähigkeit und die zentrale Abscheu vor der Realität, die Todsünde der «Acedia», des Überdrusses, färben den Horizont dieser Reflexionen dunkel. Aber immer wieder hellt ihn das «erworbene» Gefühl der Vaterschaft auf, das in unaufhebbarem Widerstreit liegt zu seiner Misanthropie. Mit «Rien va» wird die siebenbändige deutsche Werkausgabe Tommaso Landolfis abgeschlossen.

      Rien va
    • 1997
    • 1995
    • 1994

      Questo libro, pubblicato da Landolfi nel 1954, contiene alcuni fra i suoi più celebrati racconti fantastici, come La moglie di Gogol’ o Lettere dalla provincia. Ma, con somma sprezzatura, Landolfi ha mescolato queste formidabili, e insieme esilaranti e sinistre invenzioni narrative, a una serie di schizzi, per lo più riferiti alla sua giovinezza ipocondriaca e vissuta col diverso passo di una formidabile e straniante intelligenza. Chiude il libro la sezione intitolata «Commiato», una sequenza di miniature dove la prosa raggiunge d’improvviso un lucore madreperlaceo, mallarmeano («Parole sorgevano, s’incarnavano e lentamente tramontavano, sull’equoreo orizzonte, contro il cielo perso»). Una forma così sconcertante può essere ricondotta, come indicò Calvino, al gesto di chi «sperpera le sue puntate d’un colpo o le ritira bruscamente dal tavolo col gesto allucinato del giocatore». Al tempo stesso, al lettore di oggi potrà presentarsi il legittimo sospetto che sia proprio tale composizione frastagliata e caparbiamente sconnessa a far sì che risalti sempre sulla pagina, con inquietante nettezza, il timbro inconfondibile di Landolfi, la sua superba malinconia, la vocazione a corteggiare, sotto ogni aspetto, «la fumosa stella del naufragio».

      Ombre
    • 1993
    • 1992
    • 1990
    • 1989

      Nel 1982, muovendo dalla constatazione che Landolfi ebbe in sommo grado «la dote di catturare l’attenzione e la meraviglia del lettore» ma accompagnata da una «fama d’impraticabilità e stranezza», Italo Calvino si cimentò nell’ardua impresa di allestire un invito alla lettura sotto forma di antologia. Dopo aver setacciato le raccolte pubblicate da Landolfi nell’arco di oltre quarant’anni, Calvino scelse da ultimo cinquantatré testi. Organizzati in sette sezioni che corrispondono ad altrettanti luminosi spunti critici – «Racconti fantastici», «Racconti ossessivi», «Racconti dell’orrido», «Tra autobiografia e invenzione», «L’amore e il nulla», «Piccoli trattati», «Le parole e lo scrivere» –, essi consentono di cogliere in tutte le sue rifrazioni un’opera sconcertante. E soprattutto di cogliere il vero Landolfi, quello che «sperpera le sue puntate d’un colpo o le ritira bruscamente dal tavolo col gesto allucinato del giocatore».

      Le più belle pagine scelte da Italo Calvino